Sono decine di migliaia a Roma e nel Lazio i dipendenti di aziende che rilasciano i buoni pasto. Qualcuno aveva scritto della loro abolizione ma di fatto per quest’anno non cambia nulla sull’uso e la cumulabilità dei tradizionali buoni pasto cartacei, mentre dall’entrata in vigore della nuova normativa dal primo di luglio, i buoni pasto elettronici stanno suscitando numerose perplessità.
CHE CONFUSIONE – La confusione era nata dal fatto che inizialmente si era detto che i buoni pasto elettronici non sarebbero stati cumulabili, ma soprattutto non più utilizzabili per fare la spesa o per andare a mangiare in trattorie e pizzerie.
La realtà è invece che le nuove norme prevedono che i nuovi buoni elettronici, fino a massimo 7 euro al giorno, vengano elargiti ai lavoratori direttamente dai datori di lavoro, ma possono essere usati al di fuori di ore e giornate lavorative. Così il datore di lavoro deve distribuire un numero di buoni non superiore ai giorni lavorati dal dipendente.
Altra confusione nasce sulle modalità di uso dei buoni pasto elettronici che si diceva non potessero venir utilizzati per fare la spesa ma Altroconsumo ha smentito questa novità. Sul sito dell’Associazione si legge infatti che «una delle notizie che si è diffusa è che con i ticket elettronici non sarà più possibile pagare la spesa al supermercato o la cena in pizzeria. Non è vero: in realtà i buoni elettronici hanno gli stessi limiti di quelli cartacei. In questo senso la normativa non è cambiata come invece alcune notizie hanno fatto credere».
BUONI PASTI ELETTRONICI – Confermato è anche che i buoni elettronici saranno validi anche cumulativamente con quelli cartacei per negozi e supermercati convenzionati. Semmai il problema dei ticket elettronici è che per accettare questi buoni elettronici, forniti con una carta magnetica simile a quella bancomat, è necessario che gli esercizi commerciali si dotino di un particolare Pos per “strisciarle”, il che comporterebbe dei costi che non tutti gli esercizi sono disposti e pronti a sostenere.
Infatti contrariamente a molti altri paesi europei da noi ci sono costi di commissione che oscillano fra il 6 e il 15%. Per questo è stato chiesto al governo di stabilire un tetto alle commissioni per rendere più convincente l’uso delle tessere.
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