Biometano? No grazie. I comitati di Artena e Colleferro si schierano contro l’ipotesi di un nuovo impianto nel territorio casilino. Ieri anche il Consiglio comunale ha detto no.
La cittadinanza è stata chiamata a fare quadrato dal Comitato NO Biometano Artena, animato da Michele Bianchi che, alla notizia, non ha perso tempo e si è subito impegnato per informare i residenti e soprattutto per allertare una rete di sostegno con i Comuni vicini.
LA PROTESTA – «Aderiamo e sosteniamo la protesta del Comitato NO Biometano Artena , contrario alla realizzazione di un impianto per la produzione di biometano, nella zona agricola del Colubro (Artena), da parte della GREEN PARK AMBIENTE SRL, con sede in contrada Spinacceto – si legge in una nota del comitato residenti di Colleferro. Siamo contrari, afferma Ina Camilli, rappresentante del Comitato residenti Colleferro, * per tre fondamentali ragioni: la prima riguarda il suo insediamento in un territorio ad alta densità abitativa, che verrebbe irrimediabilmente compromesso, sotto l’aspetto socio-ambientale. Una ricca e prospera zona verde, a prevalente vocazione agricola, dove è molto praticata ogni forma di grande e piccola economia, compresa nel Piano paesaggistico regionale del 2007.
Artena rientra nel territorio del bacino del fiume Sacco in quanto sito di interesse nazionale (SIN) da bonificare e non può “sopportare” altre forme di inquinamento, oltre a quelle che si sono accumulate in oltre un secolo. La seconda, non meno importante, concerne l’alta probabilità che il procedimento amministrativo, la realizzazione e la gestione dell’impianto non avvengano nel puntuale rispetto delle direttive europee e nazionali. E’ormai prassi che anche obblighi europei chiari, precisi e incondizionati vengano disattesi.
Il biometano è un settore produttivo in forte espansione, finanziato e incentivato come fonte rinnovabile, ma la normativa di riferimento è frammentata e inadeguata, caratterizzata da difformità autorizzative, difficili da governare e applicare con certezza.
Vogliamo anche capire meglio, per esempio, chi e come si provvederebbe alla distribuzione del gas prodotto.
Inoltre, a nessuno sfugge che ancora una volta si agisce furbescamente, perché scopriamo che il progetto viene pubblico nel sito della regione Lazio il 5 agosto 2015. Quando si arriva alla VIA (valutazione di impatto ambientale) vuol dire che il progetto ha già completato tutto il procedimento istruttorio ed è in fase di autorizzazione. Come è stato possibile che si arrivi a sottoporre a VIA un progetto che insiste in un’area protetta e non venga invece dichiarato improcedibile?»