Questa che sto per raccontare é una storia di amore, coraggio e abnegazione; questa é la storia di tutte le famiglie che non si arrendono alla disabilità di un figlio.
Angelo mio,
da quando sei venuto al mondo non c’è stata gioia più grande per noi; la prima volta che ti annunciasti con due linee sul test, non credevamo ai nostri occhi, eri tu! La gravidanza fu tranquilla, nulla lasciava presagire ciò che sarebbe accaduto. Una mattina la mamma si recò in ospedale per la visita di controllo: l’ecografia era nei parametri normali; tu non eri più un fagiolino ma un bel bebè pronto ad allietare la nostra vita. Rientrando a casa un improvviso malessere la colse: prima un capogiro poi una fitta lancinante al grembo e più nulla. La trovai riversa sul pavimento in un lago di sangue con accanto la tua sorellina, immobile da ore ammutolita. La corsa disperata in ospedale, il parto e un terribile verdetto: lesione cerebrale.
Da allora io e la mamma non ci siamo persi d’animo: abbiamo vissuto ogni istante della tua crescita con immenso affetto e serenità, dandoti tutto il calore possibile, palpitando ad ogni minimo, infinitesimo passo avanti nel tuo recupero psicofisico. Abbiamo incominciato ad informarci, studiare la tua problematica, a cercare un centro terapeutico d’eccellenza che potesse esserci d’aiuto in questo difficile percorso. E fu così che volammo in Israele da Tsad Kadima, l’associazione ebraica di volontari che si occupa della rieducazione e dell’inserimento nella società di bambini cerebrolesi, senza distinzione di religione, censo ed appartenenza etnica. I piccoli, inseriti in un percorso formativo che va dall’asilo nido sino alla maggiore età e oltre, imparano, malgrado le gravi limitazioni, ad affrontare nella vita quotidiana il lavoro, gli studi universitari, talvolta anche il servizio militare.
Fummo accolti con entusiasmo da uno staff di giovani fisioterapisti e medici che si presero cura di te. Nel tempo abbiamo visto migliorare le tue capacità cognitive, sviluppare una personalità e vivace. Da qualche giorno al centro Tsad Kadima di Gerusalemme, uno dei tanti realizzati in Israele, é arrivato Mohammed, un ragazzo palestinese. Avete stretto subito amicizia, e questo ci rallegra: ci scalda il cuore vedervi l’uno accanto all’altro, mentre vi scambiate pennelli e colori o le cuffie in sala musica perché amate ascoltare rock insieme. Anche tra noi genitori è forte la solidarietà: qui le differenze si annullano, gli sforzi si uniscono, l’amore e la dedizione sconfiggono la sofferenza e donano pace e conforto. Siamo emozionati all’idea che sarai destinato a vivere un’esperienza unica: trascorrere dei giorni con i tuoi compagni in un appartamento dell’associazione chiamato “di apprendimento e di abitazione” senza la presenza del tutor o di mamma e papà.
Siamo sicuri che te la saprai cavare anche senza di noi, perché il futuro cammina sulle tue gambe, un passo dopo l’altro, verso la felicità.
Daniela Pepe Viterbo
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