In mezzo alla psicosi di questi giorni sui trasporti tra un pazzo sospetto e l’altro qualcuno prova a fare anche un po’ di ironia fotografando in metro a Roma una donna islamica che portava una busta con la scritta boom. La donna, ignara di essere fotografata, ha fatto il giro del web.
LA TELEFONATA BUFALA DI IERI – Si è rivelato un falso allarme bomba quello giunto con una telefonata anonima, intorno alle 17.30, e che riguardava la stazione Libia della linea B della metropolitana. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di viale Libia e quelli della compagnia Parioli. Gli accertamenti hanno dato esito negativo. Il servizio è in corso di normalizzazione.
L’ALTRA TELEFONATA – La mamma e la figlia diventate “celebri” su Whatsapp si sono presentate stasera intorno alle 22 negli uffici della polizia di viale Trastevere giustificando quella telefonata che aveva fatto tanto arrabiare il premier Matteo Renzi.
LA GIUSTIFICAZIONE – La donna ha riferito che ieri sera era al telefono con un’amica della figlia e, per convincere entrambe a non uscire di casa, ha inventato la storia dell’imminente attentato e il suo contatto con una persona inesistente che – aveva detto, per dar credito alle sue informazioni – lavorava al Ministero dell’Interno. Quella telefonata, all’insaputa della donna, è stata registrata e poi inoltrata, probabilmente dalla figlia o dall’amica di quest’ultima, ad altri contatti Whatsapp, fino a diventare virale. Questa mattina, la ragazza, che ha frequentato a scuola un corso “vita da social” promosso dalla polizia, ha visitato la pagina Facebook in cui la stessa polizia qualificava i contenuti della registrazione come “una bufala” e si è spaventata. Ne ha parlato con la madre, che era all’oscuro di tutto. La donna – saputo a sua volta che la polizia postale era al lavoro per identificare i protagonisti della telefonata – ha deciso di presentarsi spontaneamente, con la figlia, negli uffici di polizia per chiarire la vicenda. Le loro deposizioni sono state raccolte in verbali che saranno trasmessi all’autorità giudiziaria.