L’elenco italiano del sistema di allerta inviata dal Ministero della Salute italiano, comprende una segnalazione di allarme per il tè a base di… cocaina. Proprio così: nello specifico, su ordine dell’autorità che ha emanato il cosiddetto “Dav-Allerte”, è stato disposto il ritiro dal mercato da tutti i Paesi dell’Unione Europea, dell’infuso di foglie di cocaina, contenente il principio attivo di questa droga, ma venduto come bevanda energetica.
LA SCOPERTA – L’allerta di Rasff, il Sistema rapido di allerta europeo, come si legge al dettaglio di notifica al n° 2015.167, è stata lanciata il 21 dicembre. La scoperta è stata fatta dopo che il pubblico ministero della Procura di Genova, il dottor Stefano Puppo, ha aperto una inchiesta per “commercio di sostanze alimentari nocive” dopo la segnalazione da parte del medico del lavoro dell’azienda di trasporto pubblico Amt, che aveva riscontrato tracce del principio attivo della cocaina su un autista di bus genovese, durante i controlli di routine sui dipendenti dell’azienda. Il conducente aveva spiegato di non aver mai assunto droga, ma di avere bevuto il giorno prima l’infuso di “Matè de coca”. Il dipendente era stato trasferito ad altro incarico, in attesa dello svolgimento delle indagini.
LA BEVANDA – Il “Maté di coca” è un infuso medicinale consumato anche come semplice bevanda nei paesi andini, specialmente Perù e Bolivia. Estratto dalle foglie della pianta della coca (Erythroxylon) sin dai tempi degli Incas va distinto dalla cocaina, un altro estratto, con tutt’altre conseguenze, della medesima pianta. Una pianta che tra l’altro è sempre stata considerata come pianta sacra nella cultura andina. Prima di partorire, le gestanti usavano masticarne le foglie e bere il maté, così come i giovani donano delle foglie di coca al padre della ragazza scelta in sposa. Nonostante l’importazione in Europa ai primi del diciannovesimo secolo per conto dei Royal Botanic Gardens di Kew in Inghilterra, la coltivazione della coca non ha mai attecchito nel Vecchio Mondo. Fino al suo totale bando quando l’invenzione del trattamento per ottenere la cocaina ha etichettato la pianta come “materia prima” per la produzione di droga. In teoria, per ottenere un grammo di cocaina dalle bustine del Maté di coca (del tutto simili a quelle del tradizionale tè), occorrerebbero 500 bustine, una quantità non indifferente di kerosene, acetone ed altri ributtanti prodotti chimici. Qualsiasi tipo di assuefazione sarebbe quindi di fatto escluso e il matè potrebbe essere consumato da adulti, da bambini e da anziani, con usi medicinali finalizzati a risolvere problemi di digestione e, in generale, per situazioni di affaticamento e stress. Per adattarsi al “gusto” nord americano vengono prodotti nuovi infusi di maté aromatizzato (lemongrass, menta) e del 1983 l’Inca Health Tea diviene acquistabile via corrispondenza.
I PERICOLI – Tuttavia la Convenzione di Vienna sulle droghe l’ha inserita nella lista delle sostanze tossiche e Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita chiunque avesse acquistato questo prodotto anche on line a non consumarlo. Il motivo? Semplice: la tisana potrebbe contenere, in realtà, il principio attivo della cocaina superiore al limite consentito, facendo risultare l’infuso non più come un alimento ma come un vero e proprio stupefacente. Consumatore avvisato…
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