Evasi da Rebibbia, fuga terminata per i due romeni

Il primo, Catalin Ciobanu, si era costituito nella caserma di Tivoli nella serata di mercoledì. Mihai Florin Diaconescu, invece, è stato catturato nella notte

0
859
Fuga terminata per i due romeni evasi da carcere rebibbia identikit foto
Il primo, Catalin Ciobanu, si era costituito nella caserma di Tivoli nella serata di mercoledì. Mihai Florin Diaconescu, invece, è stato catturato nella notte

La fuga è terminata per i due romeni evasi dal carcere di Rebibbia a Roma il 14 febbraio. Il primo, Catalin Ciobanu, si era costituito nella caserma di Tivoli nella serata di mercoledì. Mihai Florin Diaconescu, invece, è stato catturato nella notte, durante un posto di blocco, dai carabinieri. L’uomo è stato bloccato a bordo di un furgone nella zona di Tivoli Terme. E’ stato fermato dopo una breve fuga a piedi.

FUGA TERMINATA

I due condannati rispettivamente per sequestro di persona e l’altro per rapina, erano compagni di cella (considerati pericolosi) erano riusciti a fuggire dal carcere dopo aver tagliato le sbarre del magazzino, poi sarebbero scappati scavalcando la rete e il muro di cinta del penitenziario per darsi infine alla fuga a piedi lungo via Tiburtina.

LE POLEMICHE

La fuga dei due ha sollevato numerose polemiche. Il sindacato di polizia carceraria Fns Cisl ha attaccato il sovraffollamento di Rebibbia rispetto al numero di agenti considerato inadeguato. “La Fns Cisl Lazio ritiene che il personale in servizio di polizia penitenziaria nei 14 istituti penitenziari della regione Lazio – ha affermato il segretario generale aggiunto Massimo Costantino – è sottodimensionato e non più rispondente alle esigenze funzionali degli Istituti, dove si continua a registrare un esubero di detenuti rispetto alla capienza detentiva prevista”. Sulla stessa linea anche Donato Capece, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, che ha evidenziato come “al momento della fuga, c’erano di guardia solo due agenti per complessivi 150 detenuti”.

Leggi anche: Caccia a due evasi da Rebibbia: sono pericolosi. Ecco gli identikit (FOTO)

Ha provato a calmare gli animi Santi Consolo, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha precisato come “le informazioni provvisorie dicono che nel padiglione G11, dove c’erano circa 300 detenuti, gli agenti erano nove, tre per piano. Dobbiamo verificare quale era l’ordine di servizio e il livello di sicurezza, come mai non c’è stato l’allarme, se i sistemi sono stati collocati a regola d’arte e se la manutenzione era adeguata”. “Un eccesso di allarme per l’evasione di due detenuti – ha quindi ammonito – non deve creare paura nella collettività, i nostri istituti sono sicuri. Sono consapevole che c’è necessità di risorse e di personale e vanno potenziati sistemi di allarme moderni per evitare le evasioni”.
Di avviso opposto a quello dei sindacati di polizia è invece Antigone, l’associazione a favore dei diritti nelle carceri. “Non c’è un’emergenza evasioni – ha commentato il presidente Patrizio Gonnella –. Le strumentalizzazioni sono rischiose perché fanno sì che ci possa essere una reazione sbagliata, e che si ricominci a chiudere, a tenere i detenuti nelle celle, a limitare gli spazi di socialità, come se fosse un modo per evitare le evasioni. Speriamo che l’amministrazione penitenziaria non faccia un passo indietro peggiorando la vivibilità degli istituti”. Per Gonnella non c’è una vera emergenza di organico: “In Italia abbiamo un alto rapporto agenti/detenuti, 40mila contro 52mila. Al massimo il problema è di razionalizzazione nella distribuzione della polizia penitenziaria, che non si è determinata ora, ma negli anni. Chiediamoci come sono distribuiti gli agenti nelle carceri, quante persone lavorano al ministero e quanti negli istituti, e quanti ieri avevano presentato un certificato medico”.

È SUCCESSO OGGI...