«La Corte di Cassazione ha confermato definitivamente la condanna di don Ruggero Conti accusato di violenza sui minori»: lo riferisce il vicario generale della diocesi di Porto-Santa Rufina, monsignor Alberto Mazzola, sottolineando che il vescovo e tutta la comunità «rinnovano la più sentita vicinanza a tutte le vittime di questa grave e penosa vicenda».
GLI EPISODI INCRIMINATI – I fatti addebitati a don Conti, sospeso dal sacerdozio dal 2011, risalgono a quando operava, tra il 1998 e il 2008, nella parrocchia romana nel quartiere di Selva Candida. Nel maggio 2013 la III Corte d’appello di Roma lo aveva condannato a 14 anni e 2 mesi di reclusione; per Conti, sentenziata anche la prescrizione per tre episodi contestati.
ROMA CAPITALE PARTE CIVILE – Per l’ex parroco scattarono le manette nel giugno del 2008, proprio mentre stava organizzando con l’oratorio il viaggio per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù. Nel giugno 2009 all’inizio del processo di primo grado fu uno dei leader Radicali, Marco Staderini, che, utilizzando una norma dello Statuto capitolino, alla prima udienza si costituì in qualità di cittadino elettore in luogo dell’amministrazione comunale che invece non ne aveva fatto richiesta. All’udienza successiva, l’amministrazione tentò di inserirsi nel processo, ma il Tribunale ne negò la costituzione, ritenendo la proposta tardiva. Sono stati i giudici d’appello a ritenere un equivoco quanto registrato in primo grado, ammettendo Roma Capitale quale parte civile. Allora il Pd ricordò che don Ruggero era stato «l’ex garante per le famiglie e le periferie del sindaco Alemanno».
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