Camera di Commercio di Roma, fra Cremonesi e Tagliavanti spunta Giuseppe Roscioli

Il piatto è ricco perché da quella poltrona si possono piazzare uomini di fiducia in società gestite dalla Camera quali Investimenti, Fiera di Roma, Cargest, Car, Mercato dei fiori e Holding

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Era il settembre del 2010 quando alla presidenza della Camera di Commercio di Roma la spuntò Giancarlo Cremonesi. Candidato degli industriali ai tempi  di Aurelio Regina, allora come oggi presidente della Acea che nonostante il nuovo incarico chiarì subito di non mollare la guida della partecipata (erano meno i numerosi incarichi dei quali gode). Allora intercorsero accordi mai scritti (una sorta di gentleman agreement) per i quali dopo qualche anno il successore di Cemonesi avrebbe dovuto essere il direttore della CNA Lorenzo Tagliavanti anche allora supportato dal’alleanza delle piccole imprese. Dopo mesi di accordi e liti sottobanco, Cremonesi, sostenuto da Alemanno, la spuntò con voto quasi unanime in Consiglio e il neo presidente non venne mai meno al sostegno anche concreto (si spensi alle sponsorizzazioni varie) dell’allora sindaco. Sul tappeto, restò Cesare Pambianchi presidente di Confcommercio che pareva in pole position, ma subito dopo incappò nella indagine giudiziaria che lo portò agli arresti e alle dimissioni dalla presidenza dell’associazione dei commercianti. Indagine della quale già da allora qualcuno aveva avuto sentore.  La tormentata vicenda si concluse evitando il rischio del commissariamento della CCIA da parte della Regione dopo mesi e mesi di incertezza e Lorenzo Tagliavanti se ne stette buono buono in attesa della sua successione che allora sembrava certa. In fondo era la prima volta che gli imprenditori più grossi si prendevano la Camera, quegli stessi che oggi vogliono confermare Cremonesi. Certo il piatto è ricco perché da quella poltrona si possono piazzare uomini di fiducia in società gestite dalla Camera quali Investimenti, Fiera di Roma, Cargest, Car, Mercato dei fiori e Holding. Per di più la CCIA di Roma è un ente che amministra un tesoretto da 181 milioni. Ma se ci si limitasse a riproporre lo scontro Cremonesi Tagliavanti si potrebbe anche commettere un grossolano errore perché la danza al Campidoglio è cambiata e non è detto che Ignazio Marino non voglia entrare, sia pur con una sorta di moral suasion, nella contesa magari puntando su un terzo Jolly. Infatti ai più attenti osservatori di cose capitoline non è sfuggito l’incontro dell’altro ieri fra il sindaco e il presidente di Confcommercio Roma Giuseppe Roscioli, dove il presidente è parso smorzare i toni delle polemiche sulla reazioni dei commercianti all’istituzione della zona pedonale ai Fori, ponendosi anzi in chiave collaborativa nei confronti del sindaco bersagliato da più parti.  Per l’occasione Marino, recita il comunicato «ha voluto manifestare al presidente Roscioli la grave preoccupazione per le attuali vicende interne alla Camera di Commercio». Affermando poi che non è sua abitudine interferire sulle nomine, ma invitando tutti a fare in fretta data l’importanza strategica dell’ente. Certo Roscioli già presidente di Federalberghi, è  un pezzo importante della CCIA, ma risulta singolare che la sollecitazione del sindaco sia stata rivolta proprio a lui. Tanto più che Tagliavanti scalpita perché attende che patti di quel lontano settembre 2010 vengano rispettati forte del sostegno dei piccoli imprenditori e degli artigiani che rivogliono il controllo della CCIA. Soprattutto oggi che il clima politico a Roma è cambiato e Cremonesi appare un retaggio del recente passato alemanniano.

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