Comune di Roma, il piano industriale di Ama non convince i sindacati

In cima alle preoccupazioni l'impressionante indebitamento della società per ben 850 milioni tra fornitori e banche

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L’agenzia Dire non nuova alle anticipazioni del presidente di Ama Daniele Fortini, oggi riporta una serie di dati relativi al sospirato piano industriale della società. Ne emerge subito l’impressionante indebitamento della società per ben 850 milioni tra debiti verso fornitori e nei confronti del sistema bancario. Un indebitamento stratificato negli anni, ma superiore del 20% rispetto ai riferimenti del mercato. C’è da dire che Ama dovrebbe riscuotere 206 milioni di crediti per la tariffa sui rifiuti verso gli utenti, crediti dei quali alcuni mettono in dubbio la certezza del recupero. Poi ci sono quelli dovuti da Roma Capitale per 311 milioni al 2013, mentre i debiti finanziari sono di 627 milioni, di cui 270 a breve termine. Di fronte a questo quadro sconfortante il piano dovrebbe essere l’àncora di salvezza.

AREE DI RACCOLTA – Questo prevede intanto la suddivisione della Capitale in aree territoriali omogenee dal punto di vista delle dimensioni e delle caratteristiche urbanistiche. Ciascuna di queste aree diverrebbe il riferimento organizzativo per l’erogazione di tutti i servizi di raccolta e pulizia. Al momento ne sono state identificate 350 con una estensione di circa 3 kmq circa di estensione, 8mila abitanti e 5mila tonnellate l’anno circa di produzione rifiuti. Per quanto riguarda l’evasione tariffaria l’azienda per l’anno in corso conta di recuperare 12 milioni, ma nel triennio l’obiettivo è «il miglioramento degli incassi diretti dall’utenza attraverso azioni mirate sui grandi clienti morosi e iniziative di sollecito di massa del credito su utenze domestiche e non domestiche di piccola dimensione.»  L’evasione sarà individuata con le analisi delle banche dati disponibili, ma verranno anche rafforzate le ispezioni territoriali dirette con gli agenti accertatori di Aequa Roma.

SINDACATI PERPLESSI – Non la vede così rosea il segretario della Cgil Fp di Lazio e Roma, Natale Di Cola dal quale arriva una proposta choc: dopo la partenza degli ultimi tre municipi fermatevi con la raccolta differenziata e analizzate i risultati conseguiti prima di procedere ad altre scelte. «Sarebbe impensabile – ha spiegato sempre all’agenzia Dire – immaginare di partire nel 2015 con ulteriori implementazioni senza una seria valutazione dell’accaduto, delle conseguenze sui restanti servizi, ma soprattutto senza certezze che il resto del piano industriale sia partito e sia sostenibile economicamente». Perché il piano di Fortini «sta in piedi dal punto di vista finanziario solo se gli ecodistretti saranno realizzati nei tempi previsti» senza di che «sarebbe da irresponsabili investire ancora sulla implementazione della raccolta per arricchire altre aziende con i rifiuti che i romani differenziano».

50% A DICEMBRE? – L’Ama punta a sfiorare il 50% di differenziata a dicembre che secondo Di Cola è un obiettivo difficilmente raggiungibile se avviene esclusivamente grazie ad una maggiore efficienza del personale esistente e alla riorganizzazione strutture interne all’azienda. Di Cola è anche pessimista per il futuro delle tasche dei romani perché «se tutto va bene, forse nel 2020 i cittadini vedranno abbassare la tariffa che oggi con i suoi 243 euro per abitante è tra le più alte d’Italia e che rischia di aumentare ancora in questi anni.» Tuttavia nel piano ci sono anche anche aspetti positivi quali «il diverso rapporto con il territorio e i cittadini, lo sviluppo dell’impiantistica per la chiusura del ciclo, la semplificazione delle società partecipate allo sviluppo del porta a porta e l’efficientamento di tutte le strutture alla riorganizzazione aziendale». Ma per il sindacalista su questo ultimo punto «guardando quello che invece avviene in azienda tutti i giorni sembra quasi che si parli di due aziende diverse».  Non tarda la risposta di Fortini. «Dobbiamo progredire nella raccolta differenziata perché in questo modo sottraiamo a discariche e inceneritori fuori dalla regione tonnellate di rifiuto indifferenziato» come accade oggi a spese dei cittadini. Con gli ecodistretti  si farebbero invece «”rivivere” le materie riciclabili raccolte attraverso la differenziata (soprattutto quella porta a porta), spostando un”importante massa di denaro dalle industrie a Roma».

ECODISTRETTI – Il primo ecodistretto che verrà realizzato sarà quello di Rocca Cencia, e Fortini si dice convinto che partirà nel 2017, anche se «i temi veri sono i tempi di autorizzazione e quelli di acquisizione» che potrebbero venir ritardati da ricorsi e controricorsi al Tar. Per di più entro quella data si conta di differenziare 900mila tonnellate l’anno  di materiale per gli ecodistretti, ma «quello di Rocca Cencia- ha precisato Fortini- potrà accoglierne non più di 400mila» il che vuol dire che se ne prevede un’altro. Infine un pò di poesia non guasta: «l’ecodistretto per come è concepito è un luogo di bellezza anche dal punto di vista architettonico» dice Fortini che probabilmente ha in mente qualche esempio scandinavo.

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