Il Comune di Roma si riprende sette Punti verde qualità

Revocate le concessioni ai morosi che hanno accumulato 121 milioni di debito più 33 che il Campidoglio ha già pagato

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Quasi 33 milioni già sborsati e altri 121 da pagare a Credito Sportivo (commissariato) e soprattutto alla Bcc. Tanto sono venuti a costare al contribuente romano i Punti verdi qualità, l’ideona di Rutelli per qualificare gli spazi degradati delle periferie romane affidandoli a concessionari il cui nome originario fra sub concessioni, cessioni è quant’altro, si è perso nella speculazione imprenditoriale talora al limite del malaffare.

LA STORIA – La storia l’abbiamo raccontata spesso su questa testata con decine di articoli meritandoci minacce di gambizzazione. Eppure da Alemanno sino ad oggi tutto è passato in cavalleria sino a quando un dirigente coraggioso, il dott. Serra, ricostruì nel luglio scorso le fila di una situazione ormai insostenibile ed inquinata da abusi e truffe.

IN POSSESSO – Oggi l’assessore alla legalità Alfonso Sabella comunica la svolta, inevitabile perché negli anni il Campidoglio ha riconosciuto una fideiussione al 95% dei mutui contratti dai concessionari. Così delle 11 strutture morose che da anni non pagano le quote di mutuo, 7 decadono dalla concessione sulla scorta di una delibera di giunta di venerdì scorso. A seguito della quale il Comune ha ripreso possesso del Pvq Torraccia, seguiranno: Tiburtino sud, Ponte di Nona, Parco della Madonnetta, Oletta, Olgiata e San Basilio-Nomentano.

Le strutture verranno presidiate, una volta sgomberate da eventuali abusivi, dai circa 70 vigilante di Risorse per Roma che finalmente verranno impiegati utilmente. I servizi di asilo nido, verde pubblico e sport verranno mantenuti in funzione. Così come le attività commerciali e di ristorazione, solo che da questo momento in poi i beneficiari di queste attività economiche verseranno quanto dovuto al Comune e non più ai concessionari morosi.

IL FUTURO – Cosa succederà in futuro, almeno nelle intenzioni del dott. Sabella? Semplice, i nuovi gestori verranno individuati tramite bandi di gara, ma ci sono strutture come Parco Feronia o la Città del Rugby che hanno succhiato milioni senza che le opere venissero mai completate e in questi casi abbiamo avuto l’impressione che il Comune non sappia proprio che pesci pigliare. Come si è potuti arrivare al punto che per Torraccia il progetto originario preventivasse 5 milioni per arrivare ai 23 erogati dagli istituti di credito al concessionario moroso? Domande a cui lo stesso Sabella non sa rispondere, ma che sono ricostruibili con i successivi stato avanzamento lavori ed i piani finanziari mai controllati dalle banche e tanto meno dagli uffici comunali preposti.

Certo, Ignazio Marino lascia il giudizio alla Corte dei Conti per il danno erariale causato dai dirigenti preposti e assicura di aver passato le carte alla Procura per gli aspetti penali di questa vicenda, ma campa cavallo. Intanto i responsabili del disastro (eccetto i due imprenditori e i funzionari arrestati nel settembre 2012) potrebbero mettersi in condizione di cavarsela con poco. Che poi nessuno ancora sappia, nonostante le indagini della Guardia di Finanza, come e dove siano circolati per anni decine di milioni derivanti da fatture gonfiate e altri impicci, oltre che singolare è inquietante.

Ora Sabella intende rifare le pulci a tutto l’ambaradan dei Pvq perché se altri concessionari non pagassero il mutuo al danno certo di 121 milioni ancora da pagare, se ne aggiungerebbero altri. L’amara conclusione è che ci sono voluti ben due anni e mafia capitale per smuovere le acque sotto le quali ancora sedimenta un marciume torbido.

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