Tutto previsto e nessuna novità dopo le decisioni del Governo sulle sorti di Roma e del Giubileo. Il municipio di Ostia è stato commissariato, il prefetto Gabrielli affiancherà il sindaco nella gestione dell’evento religioso e collaborerà con Marino per risanare quelle aere inquinate, emergenza abitativa, rom, verde pubblico e patrimonio inquinate dalla vicenda di Mafia Capitale. Il soldato Ignazio, alle Bahamas o a Caprarola che sia, è stato apparentemente salvato tanto che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti non ha esitato a dichiarare che “non c’è nessun commissariamento (ma) c’è un ruolo di raccordo operativo del prefetto di Roma con il Comune analogo a quello che il prefetto di Milano sta svolgendo su Expo”.
Che non è proprio questo ruolo visto che la collaborazione fra le due istituzioni dura da quasi un anno, mentre la collaborazione di Gabrielli subentra solo ora anche se annunciata da tempo. Che comunque si giri la frittata risulta che l’amministrazione capitolina d’ora in poi risulta sotto tutela, decisione che a Ignazio Marino era già stata ampiamente annunciata e che, a ben vedere, giustifica la sua assenza da Roma. Anche lo scioglimento del X municipio non è nè una novità nè un fatale accadimento, ma una scelta inevitabile di fronte alle infiltrazioni mafiose che vanno ben oltre l’operato del Buzzi ma hanno a che fare con mafie presenti a Roma almeno da 20 anni.
Il ministro dell’interno Alfano è stato ancora più chiaro preannunciando lo tsunami che si abbatterà su alcuni dipartimenti capitolini affermando “abbiamo individuato 8 ambiti di intervento sui quali chiederò al prefetto di stabilire un piano insieme al sindaco”. Dove “quell’insieme” volenti o nolenti è una oggettiva “demininutio capitis” delle prerogative del primo cittadino. Poi ha specificato gli ambiti “il verde pubblico e l’ambiente: l’emergenza abitativa, l’immigrazione e i campi nomadi; l’adozione o l”aggiornamento dei regolamenti di competenza dell’amministrazione riguardo l”affidamento di servizi e forniture; la revoca degli affidamenti disposti in assenza di gara; un albo di ditte fiduciarie per l”affidamento di servizi”.
Elenco che rapprenda almeno il 70% di tutta l’attività amministrativa del Comune. Ma veniamo al Giubileo. Qui con tono molto ovattato ha detto la sua il sottosegretario De Vincenti, colui che risponde direttamente a Matteo Renzi. Intanto precisando che il vicesindaco Causi ha svolto egregiamente il suo ruolo in “stretto contato con il sindaco”. Poi ha confermato il ruolo di coordinamento del Prefetto per il Giubileo “il presidente del Consiglio ha firmato un decreto con il quale al prefetto di Roma viene attribuito il compito di realizzare il necessario raccordo operativo tra le varie istituzioni interessate per far funzionare tutto in maniera organizzata. Le istituzioni interessate sono il Comune di Roma, con competenze su accoglienza e mobilità, e la Regione Lazio con competenze su predisposizione dei servizi sanitari necessari nell’anno santo”. Ma quando si è trattato di quattrini è stato molto chiaro.
“Come più volte ribadito – ha aggiunto – le risorse per queste opere provengono dal bilancio del Comune di Roma, sono quelle già a disposizione del piano di rientro di Roma Capitale”. Ovvero i 125 milioni previsti per gli investimenti senza citare eventuali altre risorse a suo tempo richieste dal sindaco. L’opposizione nel frattempo scalpita ma forse l’affermazione più puntuta è quella del consigliere comunale dei 5Stelle che ha dichiarato “Alfano e Renzi si sono inventati la messa sotto tutela della Capitale, qualcosa che non esiste nel nostro ordinamento (perché) il testo unico degli enti locali prevede una serie di misure adottabili, ma il commissariamento ”morbido” non è previsto”. Sarà, ma la politica nei suoi contorti linguaggi, ha i suoi riti e le sue inimmaginabili capacità inventive, soprattutto se Renzi non vuole arrivare alle comunali di primavera con la capitale commissariata. Poi si vedrà.
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