Si è sta risolvendo con un nulla di fatto, o meglio con la quasi parità fra i candidati, la consultazione popolare voluta da Matteo Salvini per la scelta del candidato della destra alle prossime comunali. Mentre lo spoglio delle schede è ancora in corso i primi risultati danno Alfio Marchini in testa con circa 1.450 voti, a seguire Irene Pivetti 1.300 per la quale il supporto della comunità cinese deve aver avuto il suo peso, poi Francesco Storace con 1.250 voti, Guido Bertolaso 1.050 e altri 900 per Fabio Rampelli, che aveva disconosciuto la sua partecipazione al voto, e Giorgia Meloni.
I votanti complessivi sono stati circa 15.000 nonostante il fuoco amico da destra stima una partecipazione reale della metà visto che si poteva votare più e più volte e senza esibire alcun documento d’identità. Nella giornata di ieri lo stesso Alfio aveva fatto scudo con la sua presenza ai gazebo dopo la provocazione di qualche decina di ‘antagonisti’ in alcuni improvvisati seggi elettorali della Lega. Comparsata che, comunque, non gli è valsa il consenso della maggioranza dei votanti, ma in compenso potrebbe costargli in futuro il voto (quello vero) dei moderati anche di sinistra.
Ma la vicenda non pare chiudersi qui perché Salvini dopo questo assaggio della volontà del popolo, pare abbia deciso di lanciare delle primarie ‘vere’ per il centro destra con tutti i crismi di una competizione con tanto di controlli e verifiche. Forse convinto che la polverizzazione del consenso sui vari candidati coincida con una sorta di spartizione dove ciascuno ha portato, in modo più o meno organizzato il proprio pacchetto di simpatizzanti, clienti o attivisti.
In tal caso resta da vedere come la prenderanno i Fratelli D’Italia che avevano preferito l’accordo con Berlusconi rifiutando l’ipotesi di primarie come d’altronde lo stesso Salvini ora fulminato sul via della partecipazione dei cittadini. Contrariamente a Storace che le invocava da tempo ma per tutta la destra compresi i ‘Fratelli’ della Meloni. Resta poi l’interrogativo su Bertolaso che intende procedere per conto suo “come una ruspa”, incurante delle difficoltà e dei bisticci della coalizione che dovrebbe farlo eleggere. Insomma, la confusione regna sovrana a destra e il capo dei Lumbard pare non abbia dato segno di lucidità politica con le sue giravolte.
Lui che con la marcia su Roma del febbraio dello scorso anno a piazza del Popolo voleva lanciare la Lega a livello nazionale. In attesa delle primarie del Pd e concluse con 3000 voti on line quella dei 5stelle che hanno scelto la Raggi, quello che risulta chiaramente dal recente sondaggio presentato da Rutelli la scossa settimana, è che la maggioranza dei romani è molto incazzata e scettica rispetto ai riti della politica. Dove anche le primarie di vario tipo finiscono per essere una pallida rappresentazione della reale volontà degli oltre due milioni di romani che hanno diritto al voto.