Elezioni Roma, si vota il 5 giugno alla fine del ponte: pericolo astensionismo

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La data del voto è fissata per il 5 giugno, quando le urne saranno aperte dalle 7 alle 23 mentre il ballottaggio è previsto per il 19 dello stesso mese. Fissata la data da parte del Viminale, prendono il via le polemiche della classe politica impaurita dallo spettro dell’astensionismo soprattutto a Roma. Eh sì,  perché quella domenica è alla fine di un lungo ponte, quello della Festa della Repubblica che cade di giovedì.

Quindi soprattutto se le previsioni meteorologiche saranno favorevoli c’è rischio che molti romani (vacanzieri per natura) coglieranno l’occasione per ben 4 giorni di vacanza garantita. Nelle comunali romane del 2013 i giorni del voto furono due, il 26 e il 27 maggio e alle urne si recarono un milione 245mila cittadini  su 2 milioni e 300mila aventi diritto, ovvero il 52,81%.

Pare comunque che il problema dell’astensionismo non sembra scuotere più di tanto la candidata grillina Virginia Raggi, data per favorita almeno al primo turno, la quale commenta «Noi avremmo voluto andare al voto quando scoppiò Mafia Capitale, ma comunque siamo pronti». Preoccupata invece Giorgia Meloni che per ora gode dell’appoggio di parte del centro destra e vede la scelta di questa data come «un favore alle lobby che approfittano della bassa affluenza». Cosa c’entrino le lobbies non è dato sapere, ma tant’è. Mentre Paolo Romani di Forza Italia nella scelta di quella data vede «l’ennesima furberia di Renzi che fissa la data durante un ponte lunghissimo che anticipa l’estate» e promette che il suo partito, ridotto nella capitale ai minimi storici, si batterà per allungare il voto anche a lunedì 6 giugno. Come se mezza giornata in più potesse stravolgere il trend delle astensioni confermato dai sondaggi.  Di mezzo, il referendum sulle trivelle del 17 aprile che con il SI chiede l’abrogazione dei limiti di trivellazione nel Mar Mediterraneo entro le 12 miglia e sul quale il Presidente del Consiglio ha suggerito l’astensione del suo partito, comunque anche in questo caso spaccato.

Nel frattempo i partiti dovranno decidere nomi e liste oltre che per i  consiglieri comunali, per i minisindaci e i consiglieri dei Municipi perché entro le 12 di sabato 7 maggio dovranno essere consegnate le liste elettorali con i nomi di tutti i candidati. Stesura delle liste fra mal di pancia, convulse trattative manovre e manovrine. Di sicuro c’è che il Pd candiderà i suoi eleggibili a coppia uomo e donna, dando per eleggibili almeno sei consiglieri in caso di brutta sconfitta, per il resto decideranno le urne. Perplessità anche per la data del ballottaggio il 19 giugno, che viene a cadere quando le scuole scuole saranno chiuse dall’8 giugno e molte famiglie saranno già in vacanza. Il ballottaggio delle elezioni di giugno 2013 si svolse la domenica e il lunedì portando al voto un milione 62mila cittadini pari il 45,05% di cui oltre il 60% votò Ignazio Marino con 600.000. Voti che lui continuò ad agitare come vessillo della sua “straordinaria” vittoria favorita da un romano su 4. Rebus sic stantibus manca solo una settimana per completare i giochi politici sulle liste, ma soprattutto per sfoltire le candidature nel centro destra destinato altrimenti alla frammentazioni fra la Meloni, Bertoldo, Marchini e Storace, che ieri ha mobilitato i suoi dalla convention di Orvieto. Sino a qualche giorno fa pareva che Bertolaso potesse tirarsi fuori dalla mischia per ritornare a fare il medico in Africa. Forse a favore di Marchini, almeno nel sue intenzioni, affine negli orientamenti apparentemente a-partitici, ma pare che Berlusconi non molli e veda ancora come il fumo negli occhi l’eventuale convergenza su Giorgia.

Una partita a livello nazionale non solo per la guida del centro destra, ma per preparare le elezioni politiche sulle quali la persistente frattura fra Lega e Forza Italia potrebbe penalizzare duramente entrambe i partiti in molti collegi. Anche se per Roma l’ex Cavaliere ostenta sicurezza con la sua discesa in campo diretta e sa benissimo dai sondaggi che Roma è persa e forse non gli conviene ancora calare le brache di fronte a Salvini. Ma i giochini politici presentano sempre qualche sorpresa dell’ultim’ora fra la indifferenza del popolo che già pregusta 4 giorni di soleggiata vacanza.

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