Coop 29 Giugno: parla Giachetti, tacciono tutti gli altri

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Dopo la conferma della detenzione, a scadenza dei termini,  per alcuni imputati al processo di Roma Capitale, il candidato del Pd Giachetti decide di dire la sua non tanto sul processo in corso quanto sulle devastanti conseguenze che l’indagine ha provocato per centinaia di lavoratori delle cooperative di Buzzi. Va anche detto che analoga sensibilità ‘sociale’ l’aveva dimostrata subito dopo gli arresti della fine del 2014 il magistrato Guglielmo Muntoni che non solo si occupa della gestione dei patrimoni sequestrati ai mafiosi, ma ha provveduto a nominare, fra le altre,  il commissario per la tanto esecrata Coop 29 giugno.

COOP 29 GIUGNO, PARLA GIACHETTI

Ed è a proposito di questa che Giachetti è stato esplicito quando mercoledì mattina a “L’aria che tira” de La 7 ha commentato: «Noi siamo troppo spesso abituati che quando c’è un delinquente da qualche parte quello che ha fatto si abbatte su tanta brava gente e addirittura sulla missione originaria.» Ma va oltre perchè rivendica orgogliosamente «fino all’ultimo respiro», la difesa di «una cooperativa che ha il compito di creare reinserimento dei detenuti che sono usciti dal carcere e non vengono sbattuti in mezzo alla strada ma possono in qualche modo essere utili alla società».

LA DIFESA DEI LAVORATORI

«Dal punto di vista ideale – aggiunge –  è una cosa che va valorizzata e non uccisa per colpa di un delinquente» con riferimento alle vicende penali di Salvatore Buzzi che della 29 Giugno è stato il fondatore. Secondo Giachetti inoltre, non è concepibile che tutti i lavoratori della 29 Giugno siano considerati dei delinquenti, perchè «sono persone che guadagnano 500 euro al mese e che fanno un servizio meritorio» tanto più che il ministro della giustizia Orlando ha fatto ultimamente un accordo col prefetto Tronca per cui i detenuti che anzichè stare in galera hanno il diritto e la possibilità di lavorare, nel caso specifico alla cura del verde. In merito alla  famosa foto della cena a cui erano presenti tra gli altri il ministro Poletti, l’ex sindaco Alemanno, il deputato dem Umberto Marroni (a suo tempo capogruppo di quel partito in Consiglio) il padre Angiolo, all’epoca garante dei detenuti del Lazio e alcuni esponenti della famiglia Casamonica, ha giudicato il comportamento lecito sotto il profilo penale, ma inopportuno politicamente.

GIACHETTI E IL PD ROMANO

E ha aggiunto: «Io una cosa del genere non l’ho mai fatta e non la farò mai» ma allora si trattava di «un sistema del Partito democratico (romano ndr) che negli anni da Alemanno e a seguire a mio avviso non si è distinto molto per l’attività politica». Al di là delle buone intenzioni resta il fatto che oggi le cooperative sociali, rosse o bianche che siano (e nella maggior parte commissariate) trovano difficoltà ad ottenere commesse ed appalti creando un reale pericolo di disoccupazione e di malessere sociale, che anche i sindacati hanno spesso segnalato nel silenzio assordante, invece, delle varie Leghe della cooperazione sociale che su questo problema di Roma sono parse a dir poco balbettanti.

Giuliano Longo

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