La sinistra del Pd e forse Marino sosterranno Morassut alle primarie

Lo zoccolo duro del Pd romano ancora "in guerra" con il resto del partito

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Il 6 marzo apriranno i gazebo per le primarie del Pd che decideranno il candidato del partito per la corsa al Campidoglio. Ad oggi i candidati sono il vice presidente della camera Roberto Giachetti, l’ex assessore di Veltroni e on. Roberto Morassut, Stefano Pedica già deputato prima dell’Italia dei Valori e oggi esponente del Pd, il sottosegretario Domenico Rossi per il Centro Democratico ai quali si è aggiunto nelle ultime ore Gianfranco Mascia, ex organizzatore del “No Berlusconi Day” del 2009, tra i leader del Popolo Viola e attuale portavoce romano dei Verdi. Tramontata l’ipotesi del ministro della cultura Bray che riscuoteva il consenso di parte dei democratici oggi l’attenzione dei cultori della materia si concentra sulle chance di Morassut che, non a caso, riceve l’endorsement di Roberto Speranza ex capogruppo del Pd. Ma soprattutto quello del padre nobile della minoranza Democrat, Pierluigi Bersani, che proprio ieri dichiarava al Corriere «daremo una mano a Roberto Morassut, persona seria e capace che conosce la Capitale».

La discesa in campo della sinistra del Pd a favore di Morassut potrebbe creare seri problemi a Giachetti di fatto “unto” da Matteo Renzi già alla Leopolda. Perché se le primarie sono aperte e quindi foriere di sorprese, il sostegno organizzativo a Morassut verrebbe da quello zoccolo duro del partito romano che ha maldigerito prima il rapporto Barca e contemporaneamente il commissariamento di Matteo Orfini giudicato da più parti autoritario e scarsamente dialogante.

Il fatto stesso che il Kommisar nella tarda serata abbia fatto marcia indietro di fronte alla sollevazione di parte del partito sulla sua proposta di fare le primarie anche per i minisindaci dei Municipi, lascia intendere che sotto il tavolo i coltelli stiano ancora ben piantati. In questa situazione a dir poco fluida, si aggiunge la presenza del “convitato di pietra” Ignazio Marino che pur glissando sulla sua diretta candidatura alle comunali, potrebbe orientare il consenso dei suoi numerosi supporters verso Morassut. Giusto per regolare i conti con Orfini accusato di essere stato la longa manus di Renzi nella sua discutibile defenestrazione.

Rispetto alle primarie del 2013 il quadro politico e gli orientamenti elettorali dei cittadini sono radicalmente mutati non solo a causa dell’indagine su mafia capitale ma anche per la sindacatura Marino certamente non al top del gradimento popolare. L’eventualità di una vittoria dell’ex assessore di Veltroni finirebbe per minare il prestigio del commissario Orfini e indebolire il peso della componente renziana che nella Capitale si andava organizzando per assumere il controllo totale del partito. Se apparentemente Orfini ha smantellato le correnti con tutti i loro vizi, le differenze fra le varie anime e cordate del Pd romano resistono e si vanno consolidando sotto nuove etichette, ma con volti antichi. Tanto che nel partito si registra più che una speranza di vittoria un’aria di revanche fra rancori mai sopiti.

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