Regione Lazio, sharing economy contro lo spreco di cibo

All'Ara Pacis l'iniziativa di Lazio Innova nell'ambito della Call4Innovators per Milano Expo 2015

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E’ in corso una rivoluzione industriale la cui parola chiave è condivisione e il cui supporto è la tecnologia. Il diciottesimo e ultimo evento organizzato da Lazio Innova a Roma all’Ara Pacis nell’ambito della Call4Innovators per Milano Expo 2015, è stato dedicato all’economia collaborativa e ha visto la partecipazione di esperti e operatori del settore con il coordinamento scientifico di Enea.

Perchè se i servizi dedicati allo sharing, all’open source, al social, sono in continua crescita, le imprese e le istituzioni non possono ignorare i cambiamenti che questi portano. Vale a dire nuovi stimoli al consumo, nuove opportunità, ma anche una caduta dei confini tradizionali tra produttore e consumatore. In linea con il tema di Expo, il ragionamento dei relatori si è concentrato sul settore agroalimentare, dove la sharing economy, come ha spiegato Massimo Iannetta, direttore divisione Agro food e Biotecnologie di Enea, “vuole superare il grande paradosso dello spreco alimentare.

Noi oggi abbiamo da una parte il problema legato al soddisfacimento di una domanda di prodotti alimentari che cresce perchè cresce la popolazione mondiale. Cambiano anche i modelli di consumo alimentare. Quindi dobbiamo produrre di più con meno risorse”.
“Dall’altra parte- ha continuato Iannetta- abbiamo lo spreco. Nei paesi industrializzati abbiamo 200 kg di prodotti alimentari pro capite che vengono sprecati. Dalla distribuzione al consumo.

Questo significa sprecare risorse e opportunità che attraverso una serie di iniziative, pubbliche e private, si cerca di mettere in campo sistemi di recupero e valorizzazione di questi prodotti affinchè non vadano sprecati”. Alcuni modelli, ha detto ancora Iannetta, già esistono: “In Italia già dal 2003 opera il Banco alimentare, che impegna più di 1.600 volontari, ma c’è anche una più giovane realtà che si chiama Last minute market, che ha come obiettivo il recupero di prodotti alimentari e la ridistribuzione attraverso i circuiti delle iniziative caritatevoli.

Quindi verso i cittadini meno abbienti e più bisognosi. In Inghilterra la Tesco ha avviato una iniziativa per cui si acquistano due prodotti ma se ne paga uno e se ne porta a casa solo uno. L’altro si ritira qualche giorno dopo, per evitare che possa essere sprecato”. E a queste si aggiungono altre iniziative per il recupero di pasti pronti dalle mense, per l’adozione di alberi da frutta a sostegno dei produttori, ma anche per la raccolta diretta nei campi. Il settore, insomma, offre molte possibilità. Anche se, ad esempio per quanto riguarda il riutilizzo dei cibi scaduti ma ancora commestibili, le norme non ne permettono la redistribuzione per il consumo. “C’è un grosso buco legislativo- ha concluso Iannetta- e va colmato”. (DIRE)

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