Il pilota Alex Zanardi, il mondo visto da una handbike

Il ritratto del campione in cinque punti: la sua storia, l'incidente, le vittorie, il ritorno in pista e i premi. Dalla morte della sorella alle gare con Fittipaldi e Schumacher

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Alex Zanardi sorridente, atleta di paraciclismo, ha vinto alle Olimpiadi e i Mondiali, dopo l'incidente in formula uno

Ha vinto quattro volte la Maratona di Roma sulla sua handbike  (praticamente un record), ha un passato da pilota di Formula Uno e un tragico incidente in cui ha perso le gambe. Ma lui, Alex Zanardi, non ha mai perso la voglia di sorridere, di regalare sorrisi a questa vita che, insieme a tante vittorie, gli ha regalato anche delle sconfitte.

IL PALMARES – Alessandro Zanardi detto Alex è bolognese di nascita, classe 1966, prima pilota automobilistico, poi ciclista su strada ma anche conduttore televisivo. È stato campione Cart, di superturismo, ha corso in F1 con la Jordan, la Minardi, la Lotus e la Williams disputando 44 Gp e poi dopo l’incidente è diventato campione anche nel paraciclismo, portando a casa due ori e un argento (nella staffetta) ai Giochi di Londra, tre ori ai Mondiali del 2013 e un argento a quelli del 2011. Ha fatto sua anche la Maratona di New York a suon di record.

LA STORIA – I suoi genitori non volevano che corresse, nonostante la sua passione per i motori, perchè nel ’79 avevano perso una figlia in un incidente stradale, Cristina, sorella maggiore di Alex. Ma la passione era talmente grande che cominciò la sua carriera con i kart, passò alla F3, e poi alla F3000 per arrivare al debutto nella F1 nel 1991. Sulla pista con lui c’erano tra gli altri Fittipaldi e Schumacher. Ebbe un paio di brutti incidenti, ma ne uscì senza gravi lesioni. Dopo una parantesi nella Cart tornò in F1 nel 1999, ma anche qui non trovò grande fortuna, e così nel 2001 fece di nuovo un salto nella Cart.

L’INCIDENTE – Sul circuito del Lausitzring in Germania, però, trovo la sorte ad attenderlo dietro una curva: partito 22° e risalito fino al primo posto, si trovava all’uscita dei box a 13 giri dalla fine dove aveva effettuato l’ultima sosta, forse a causa della pioggia o dell’olio perse il controllo della vettura, andò in testacoda e finì in mezzo alla pista. Fu investito in pieno dalla vettura di Tagliani, nell’impatto la macchina di Zanardi si spezzò in due, le gambe gli si erano amputate di netto. Rischiò di morire dissanguato, gli fu data l’estrema unzione e portato a Berlino, dopo tanti interventi e un ricovero lunghissimo.

IL RITORNO IN PISTA – Zanardi si rimise in piedi, trovò anche il coraggio di scherzarci su quando annunciò il suo ritorno in pista «se si dovessero rompere di nuovo le gambe questa volta basterebbe soltanto una chiave a brugola per rimetterle a posto, e ora non rischio più di prendermi un  raffreddore camminando scalzo». Forse sono stati proprio il suo carattere e la sua forza a salvarlo. Riprende le corse, va in Germania a completare quei 13 giri che aveva lasciato in sospeso, vince nel superturismo e poi comincia l’avventura con il paraciclismo. Ha prestato la voce a Guido del film d’animazione Cars – Motori ruggenti, e fa anche il conduttore televisivo per “Sfide” su Rai3, e chi meglio di lui poteva condurre una trasmissione con un titolo così!

TANTI RICONOSCIMENTI – Zanardi nella sua carriera ha ricevuto tanti premi a cominciare dal 1996 fino ad arrivare ad oggi, ma forse il premio più bello è quello che non riceve, ma dona. Dona agli altri la sua storia, quella di un uomo, di un’atleta che non si arrende, uno a cui i fatti della vita hanno insegnato a provarci sempre perchè «ogni giorno può regalarci qualcosa». Uno che crede che l’ambizione da sola non basta per arrivare in cima, «lo sport – dice – è prima di tutto una grande occasione che non va sprecata». Lui parla ai giovani, agli studenti, alle persone che incontra per strada, a tanti atleti, perchè lui prima di tutto dopo l’incidente era «felice di esserci ancora». L’umiltà è un’altra sua dote: «Non ho consigli da dare, posso solo raccontare la mia esperienza, dire che la vita è una grande occasione e che non va sprecata». Passione, volontà e talento questi i segreti per diventare un campione, senza doping e senza barare, ma con tanto cervello.

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