“Schiena” è stato l’inizio di tante cose. Il disco che ha definitivamente consacrato Emma Marrone come una delle più importanti realtà del panorama pop rock italiano ha lanciato anche l’autrice della canzone che dà il titolo all’album. Parliamo di Alessandra Merola, in arte “Naskà”, raffinata cantautrice della provincia di Caserta che, dopo una bella gavetta nei locali, con “Schiena” si è fatta conoscere al grande pubblico. Per il quarto album in studio della sua amica Emma, uscito il 27 novembre scorso con la Universal Music, Alessandra ha scritto altri due brani, “Che sia tu” e “Argento adesso”. Noi di Cinque abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con lei.
Dopo il triplo platino con “Schiena” anche il nuovo album “Adesso”, ad appena una settimana dall’uscita, è già certificato disco d’oro. Un incontro artistico davvero fortunato, quello tra te ed Emma. Ci racconti come è andata?
È nato tutto casualmente. Io già scrivevo canzoni “impacchettate”, testo e musica. Le scrivevo per me. Progetti che avevo in testa. Emma l’ho conosciuta tramite un gruppo di amiche comuni. Uscivamo insieme. Una sera c’era anche la sua manager, Francesca (Savini, ndr) e mi disse “Ale, ma non ti va di farci sentire qualcosa?”. Lei aveva già ascoltato alcuni miei lavori. Quella sera eravamo tutte a cena insieme. C’era anche Emma che, incuriosita, mi disse “E basta, fammi ascoltare questi testi. Li voglio sentire!”. Quella sera del 2013 suonai “Schiena”. Lei lo ascoltò e disse “Ok, io lo voglio”. Io ero contentissima ma avevo anche paura. Ricordo che le dissi “Ma siamo sicuri?”. Perché io venivo da una scia completamente cantautorale che Emma non aveva ancora abbracciato al 100%. Il mio timore era quello di prendermi per entrambe un rischio grande, perché era un linguaggio un po’ diverso dal suo. Ma è stata una cosa bellissima. Emma mi ha dato subito fiducia anche se non era affatto scontato mettere in un album in uscita un brano come “Schiena” che è una ballad cantautorale. Però alla fine dicemmo vabbe’, rischiamocela. Vediamo come va. E alla fine è andata bene. È uscito “Schiena” nell’aprile del 2013.
È andata benissimo, direi. La tua canzone ha addirittura dato il titolo all’album…
Sì, una grandissima soddisfazione. Lei mi disse “Io quest’album lo voglio chiamare ‘Schiena’”. E io rimasi senza parole… una sensazione bellissima. Bella anche perché questa collaborazione è nata all’interno di un’amicizia, di una stima, di una fortissima sincerità e di una consapevolezza reciproca tra noi due. Ci siamo incrociate in un periodo in cui, secondo me, tutte e due avevamo bisogno di un’evoluzione un po’ “rischiosa”, passami il termine. E “Schiena” per me è stato un album di rinascita.
Come è nata questa canzone?
Ho scritto “Schiena” in un periodo della mia vita in cui mi piaceva sognare che qualcosa di grande potesse durare nel tempo. Eppure, nel momento stesso in cui lo pensavo, ne vedevo già la fine. Avevo paura di poter perdere quella persona e, pur avendo il mio amore lì davanti, già pensavo all’ultimo giorno. Ecco, “Schiena” parla di questo. Volevo fermare le immagini di quel momento e raccontare questa storia. Sono una che scrive molto per immagini, mi piace tantissimo che l’ascoltatore stia lì ad ascoltare, capendo la melodia e trovandosi, all’improvviso, le immagini davanti. Così ho preso parti del corpo di questa persona e ne ho fatto una canzone. Un giorno ci trovammo contemporaneamente in studio io e Roberto Angelini per il quale ho una grandissima stima e un amore spropositato, per me è il piccolo Ben Harper italiano. Lui, tra l’altro, ancora prima di me, aveva dato “Calore” a Emma. Gli chiesi “Bob, a me servirebbero un paio di slide (di chitarra, ndr) fiche per un pezzo che ho fatto”, che era appunto “Schiena”. Così la canzone nacque anche col suo contributo. E poi, quando Emma la scelse, ci ritrovammo entrambi in questo grande progetto. Sono molto legata a questo brano, anche se mi sento abbastanza diversa rispetto a quando l’ho scritto. Che tra l’altro fu scartato a Sanremo.
Ma dai?
Sì, feci l’Accademia di Sanremo nel 2010. Ci andai proprio con “Schiena” ma fui scartata all’ultimo. Mi dissi “vabbe’, è andata così”. E per due anni la canzone è rimasta lì. Poi il successo. Quella è stata la mia prima esperienza di un certo tipo. Emma mi ha preso e mi ha buttato in mezzo alla gente. Dallo stare in camera a scrivere canzoni all’avere quel tipo di impatto immediato col pubblico. Sì, perché, tra l’altro, ho avuto anche un’altra grandissima opportunità, una cosa che si è rivelata fantastica: aprire, l’anno scorso, la tournée di Emma, “Emma 3.0”. Abbiamo fatto tutta la tournée insieme. Salivo su un palco dove c’erano 12mila persone, da sola, con una chitarra. Il mio pensiero, inizialmente, era “come faccio a rapportarmi a una platea così vasta che va dai 12enni ai 50enni?”. Avevo paura che il mio modo di parlare della vita potesse annoiare un pubblico così eterogeneo che non vedeva l’ora arrivasse Emma sul palco. E invece è stata un’esperienza bellissima. Ho capito che aver dato un pezzo come “Schiena” a Emma ha fatto sì che quel pubblico si abituasse anche a un altro tipo di linguaggio. Che lo accettasse. Anche grazie all’impatto che lei ha sulle persone. Insomma, è andata bene e per me è stata una grandissima soddisfazione.
Pensi stia accadendo lo stesso anche con i brani del nuovo album?
Assolutamente sì. Emma, per i ragazzi di oggi, è un punto di riferimento come, per me che sono nata nel 1980, lo erano Ben Harper, Ani DiFranco e Alanis Morissette. È una di quegli artisti che vengono seguiti in un determinato modo. Se qualcosa di concreto esce dalla sua bocca, il ragazzino la ascolta. Un linguaggio diverso, che parla di storie o di amori davvero liberi, attraverso Emma può passare davvero. È una scommessa. Ma io credo stia andando bene. Siamo molto molto contente del lavoro che è venuto fuori.
Quindi è di questo che parlando “Che sia tu” e “Argento adesso”?
Sì. “Che sia tu” è nata una sera. Una di quelle sere in cui prendi consapevolezza di aver vissuto una grandissima storia d’amore e decidi che è il momento di raccontarlo, con tutta la calma e la pace nel petto possibili, a quella persona che ormai ha preso altre strade. Che è il momento di dirglielo nel modo giusto, maturo, col sorriso sulle labbra. “Che sia tu” per me è una grande storia d’amore.
Una grande storia d’amore finita…
Certo, finita! Perché sennò che grande storia d’amore è? (ride). C’è una parte di “Che sia tu”, che Emma canta, in maniera eccezionale, ripetendo per tre volte la parola “grande”. “Non c’è niente grande grande grande come questo amore”. È voluto. Abbiamo deciso di farlo così, in modo quasi ossessivo, per far capire, col sorriso sulle labbra, che abbiamo preso coscienza di questa grandezza che non c’è più. E stiamo bene. Di solito questi brani si scrivono e si cantano con una tristezza infinita… non è questo il caso. “Argento adesso”, invece, è nata una sera d’estate. A Roma faceva un caldo allucinante e io girovagavo dentro casa, nervosa. Ricordo che presi la chitarra con l’idea precisa di scrivere qualcosa di assolutamente istintivo, carnale. Una di quelle storie che non sai mai cosa può accadere il giorno dopo. La finii in un’ora e mezza. “Argento adesso” nacque così. Un brano che parla della libertà di una donna di potersi scegliere anche storie carnali.
Lo ha spiegato bene Emma in un’intervista. “Anche le donne – ha detto – possono parlare di sessualità, non c’è niente di male, non deve continuare a essere un tabù. L’importante è farlo con eleganza. Ma le donne sono esattamente come gli uomini, hanno esattamente le stesse esigenze”. Quando ho scritto questa canzone stavo vivendo una storia molto bella, molto istintiva, ma, per la prima volta, non sapevo assolutamente cosa potesse succedere dopo. E vivevo la cosa così, giorno dopo giorno. In giro vedo sempre questa grandissima ansia di voler sapere dove si può arrivare con una relazione. Penso che in quel modo si bruci l’80% delle possibilità e della follia di una storia. Della sua imprevedibilità. Con “Argento adesso” ho voluto raccontare quello. Dentro c’è un po’ di tutto. La grandissima notte d’amore. Il voler sperare, ma senza averne la certezza, che possa diventare grande. Io poi sono abituata a dare dei colori alle cose. Mi son chiesta “che tipo di colore potrei dare a un’emozione del genere”? E mi è venuto l’argento. Il colore dell’amore che provavo in quel momento.
Quindi tutte canzoni autobiografiche.
Sì, è autobiografica la maggior parte delle cose che scrivo. Il fatto che tra Emma e me ci sia anche un’amicizia vera, di quelle tranquille, normali, che usciamo, ci divertiamo, implica che lei conosca la mia vita e io conosca la sua. Andiamo a cena, parliamo, “che hai fatto oggi?”, “chi hai conosciuto?”, “com’è finita questa storia?”. La bellezza, per me, di far cantare i miei brani a Emma è proprio questa. Quando interpreta le mie cose sa esattamente cosa sta cantando. Penso che questo non succeda sempre. E che sia bellissimo.
Il tuo futuro lo vedi sempre accanto a Emma o stai pensando anche a qualcosa di tuo?
Guarda, facciamo come con “Argento adesso”: quello che accadrà domani non posso e non voglio saperlo, però voglio vivere quest’esperienza fino all’ultimo. Poi è normale che per me sarà sempre un piacere collaborare con Emma. Per quanto riguarda i dischi, non ti nascondo che è un sogno che io ho. Ma senza alcuna aspettativa. Non so dirti quando ma, sì, è una cosa che voglio fare. Assolutamente. Anche per mettere insieme alcuni pezzi che io ho custodito gelosamente dentro di me e che sto mettendo da parte. Per il momento il ruolo di autrice mi piace e mi sta appassionando per come lo sto facendo, senza alcuna ansia, senza rincorrere le cose. Quando i pezzi mi escono e penso che siano belli, li do volentieri. Il disco voglio farlo ma ho voglia di fare anche altre collaborazioni, di sperimentare. Per il momento c’è il disco “Adesso”. Vediamo come procede. Quanto a un paio di cose che sarebbero nell’aria, aspettiamo e vediamo perché poi porta sfiga. E io, da buona campana, corna a manetta.
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