L’Aids non fa piu notizia ma in Italia ogni anno si verificano ancora oggi circa 400° nuove infezioni. Nel nostro Paese ci siano 140mila sieropositivi, il numero più alto d’Europa. Sono soprattutto i giovani tra i 25 e i 29 anni i bersagli preferiti dal virus dell’Hiv, afferma il Centro Operativo Aids dell’Iss, e, nonostante anni di campagne informative, si contagiano nell’84% dei casi attraverso rapporti sessuali senza preservativo, che avvengono nel 40% casi dei tra omosessuali maschi. Fare spallucce verso quella che un tempo fu definita “la peste del secolo” dunque è sconsigliato e pericoloso. Ancora oggi 1 dicembre 2015 nel nostro “stivale” sono circa 60mila le persone con HIV che non sanno di essere contagiate e dunque a forte rischio clinico e di trasmissione dell’infezione. Numeri che invitano a non abbassare la guardia anzi a fortificare le mura della prevenzione
E’ questo il terrreno presidiato dallo Spallanzani, storico centro di riferimento laziale e nazionale della lotta e cura dell’Aids. Proprio nei giorni scorsi l’Istituto ha lanciato il progetto “Costruiamo alleanze e che coinvolge 10 centri specializzati nella cura dell’HIV in tutta Italia oltre alle le associazioni impegnate a livello nazionale.
“Gli studi condotti nei paesi industrializzati, hanno mostrato che un controllo completo dell’infezione si ottiene in una metà delle persone con HIV. In Italia questa percentuale è tra il 50% ed il 60 “Bisogna far si però , anzi è fondamentale, che le persone– dice Enrico Girardi, direttore di Epidemiologia Clinica dell’INMI Spallanzani non abbandonino le terapie rischiando per sé stessi e per gli altri, anche perchè l’efficacia delle cure arriva al 90% dei casi e Il “Mantenimento in Cura” è fondamentale per evitare una ulteriore diffusione del contagio”.
“L’Istituto Spallanzani – dice il direttore scientifico Giuseppe Ippolito – è impegnato in 3 importanti progetti europei che riguardano : il mantenimento in cura delle persone con HIV; la prevenzione dell’HIV in persone vulnerabili e un progetto per migliorare la qualità di prevenzione di HIV. Sul territorio nazionale è appena partito un progetto per un analisi sistematica delle preziose attività svolte storicamente dalle associazioni in modo da programmare in maniera sistematica ed omogenea le migliori modalità per mantenere le persone all’interno dei percorsi di cura”.
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