Roma, ucciso per aver alzato troppo la musica. Condannato il killer

Ecco la ricostruzione del terribile crimine

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È arrivata la condanna per Joseph White Klifford, l’indiano di 58 anni che la notte del 14 febbraio colpi mortalmente in pieno petto con un cacciavite il povero Carlo Macro, romano di 33 anni, deceduto poco dopo in ospedale.

IL PROCESSO – Per i giudici l’omicidio non sarebbe stato aggravato dai futili motivi. Questo ha portato a una condanna di 14 anni, una misura ridotta rispetto ai 21 anni chiesti dall’accusa. Alla lettura della sentenza molti avrebbero storto il naso. Si attende infatti di conoscere la motivazione della sentenza.

LA RICOSTRUZIONE – Secondo la ricostruzione degli inquirenti quella sera Carlo, in compagnia di suo fratello, si ferma con l’auto in via Garibaldi, strada che porta al Gianicolo. La musica è alta e così da una roulotte parcheggiata lì vicino scende Joseph. Ne scaturisce un diverbio sfociato in una colluttazione a seguito della quale il giovane di 33 anni viene gravemente ferito. Il cacciavite entra per 30 centimetri nel petto perforandogli un polmone. Inutile purtroppo la corsa in ospedale.

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