Appalti irregolari: per Cantone con Alemanno erano al 87,69%, con Marino 87,33%

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Era inevitabile che il rapporto di Cantone sulla irregolarità degli appalti nella Capitale avesse risvolti politici soprattutto quando dimostra che fra l’operato della Giunta Alemanno e quella di Marino non vi è stata soluzione di continuità. Una sorta di smentita alle affermazioni dell’ex sindaco di Roma che viceversa ha sempre parlato della sua rivoluzione amministrativa sino al punto di ergersi a paladino della legalità contro le mafie, addirittura dal suo insediamento nel 2013. Il che è sicuramente riscontrabile dopo l’esplosione dell’indagine sul ‘mondo di mezzo’ che ha portato alla sbarra Buzzi e Carminati, ma non solleva l’ex sindaco e la sua amministrazione dalla contestata irregolarità degli appalti.

MARINO, ALEMANNO E GLI APPALTI IRREGOLARI

Sotto il profilo amministrativo è vero che fu lo stesso Marino chiamare gli ispettori del Ministero delle Finanze per verificare i conti di Roma pochi mesi dopo il suo insediamento, ma l’effetto immediato fu quello di aprire l’annosa questione del salario accessorio dei dipendenti capitolini e certamente non quello accertare accuratamente la regolarità degli affidamenti. O meglio, che la situazione amministrativa del comune fosse notevolmente pregiudicata lo si era compreso quando si cominciò a mette mano al bilancio con quella cabina di regia che lavorò per portar a casa i vantaggi del cosiddetto ‘salva Roma’, ma la rivelazione di irregolarità ben oltre il codice penale emerse solo dalla indagine di Pignatone, dopo la quale fu un andirivieni in Procura per presentare dossier e denunce dopo il dicembre del 2014 quando scattarono i primi arresti per ‘mafia capitale’. Certo è che la questione delle gare irregolari  risulta politicamente spinosa  proprio perché Marino intende riaffacciarsi sulla competizione elettorale, forse alleato della sinistra radicale, forte di un consenso che gli deriva da questa sua immagine di sindaco ‘risanatore’ messo in ginocchio dai mafiosi. Ma il problema non riguarda certo il numero uno della anticorruzione che ancora oggi ha ribadito la sua posizione senza tanto girarci intorno.

I DATI DELL’ANAC DI RAFFAELE CANTONE

Lo ha fatto a margine di una audizione alla Camera, rispondendo ai cronisti  che gli chiedevano un commento sul disappunto manifestato pubblicamente dall’ex sindaco, Cantone ha spiegato che «a Roma sotto la giunta Alemanno c’è stato l’87,69% degli appalti irregolari rispetto all’87,33% della giunta Marino». Quanto alle parole dell’ex sindaco che si è sentito “offeso e sconcertato” dalle dichiarazioni del numero uno dell’Anac ha replicato «da quello che ha detto faccio anche fatica a credere che siano state parole di Marino. Addirittura fa un riferimento all’Accademia della Crusca come se stessimo facendo una lezione di italiano. Ma qui è matematica, basta fare un semplice calcolo per capire se c’è stata discontinuità. Ognuno faccia le proprie valutazioni.» Battuta tranchant nei confronti Ignazio che dopo la pubblicazione del rapporto non aveva esitato ad affermare «Certo Cantone o è uno smemorato o dovrebbe rivolgersi all’Accademia della Crusca per ripassare la differenza tra continuità e discontinuità». Alla fine del mese Marino presenterà il suo libro dal quale si attendono rivelazioni che tireranno in ballo una intera classe dirigente del Pd, ma questo non toglie che i numeri sugli appalti irregolari finisca per gettare parecchia acqua sulle polveri pronte ad esplodere.

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